Se ti metti in viaggio per Itaca
augurati che sia lunga la via,
piena di conoscenze e d’avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi
o Posidone incollerito:
nulla di questo troverai per via
se tieni alto il pensiero, se un’emozione
eletta ti tocca l’anima e il corpo.
Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi,
e neppure il feroce Posidone,
se non li porti dentro, in cuore,
se non è il cuore a alzarteli davanti.
Augurati che sia lunga la via.
Che sian molte le mattine estive
in cui felice e con soddisfazione
entri in porti mai visti prima;
fa’ scalo negli empori dei Fenici
e acquista belle mercanzie,
coralli e madreperle, ebani e ambre,
e ogni sorta d’aromi voluttuosi,
quanti più aromi voluttuosi puoi;
e va’ in molte città d’Egitto,
a imparare, imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca.
La tua meta è approdare là.
Ma non far fretta al tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni;
e che ormai vecchio attracchi all’isola,
ricco di ciò che guadagnasti per la via,
senza aspettarti da Itaca ricchezze.
Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Non saresti partito senza lei.
Nulla di più ha da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Sei diventato così esperto e saggio,
e avrai capito che vuol dire Itaca.
Per chi non lo conoscesse, Costantino Kavafis è stato uno dei più grandi poeti greci del Novecento. In realtà, la sua fama di poeta ha camminato su strade tortuose: Kavafis ha vissuto isolato per gran parte della sua vita e ha fatto circolare le sue poesie quasi sempre solo fra gli amici più intimi; ha avuto anche numerosi detrattori, in particolare i poeti greci del tempo – chiusi alla novità dei suoi versi – ma, dopo la morte, il suo valore è stato finalmente riconosciuto e le sue poesie hanno iniziato a circolare in tutto il mondo. “Itaca” è la più famosa.
In molti dei suoi lavori, Kavafis riprende personaggi, vicende e immagini dal mondo classico – in questo caso, il viaggio di Ulisse per tornare ad Itaca narrato nell’Odissea – e li reinterpreta con gli occhi di un uomo del Novecento. Questo processo di reinterpretazione può avvenire in diversi modi: nella maggior parte dei casi, Kavafis immaginava nelle gesta dei grandi nomi della classicità sentimenti nuovi, privati, taciuti dalla tradizione ufficiale della storia e del mito ed incentra su di essi le sue poesie. Ovviamente la reinterpretazione ha anche un valore di attualizzazione: questi sentimenti, infatti, sono quelli dell’uomo contemporaneo che può così rispecchiarsi nei suoi testi.
In “Itaca”, però, l’operazione che compie è un’altra: il viaggio di Ulisse diventa metafora di un significato esistenziale. Non è un sentimento, quindi, né un’emozione, ma un’idea a venire veicolata attraverso le immagini della classicità.
E di quale idea, di quale significato si tratta? Kavafis è ben conscio che ogni uomo, se vuole dare un senso alla sua vita, deve dare ad essa uno scopo: Itaca, la meta del viaggio, metafora del sogno da realizzare. Ma a questa verità aggiunge qualcosa: che ad essere importante non è tanto la meta, quanto il viaggio – la vita.
Ogni uomo, come Ulisse, intraprende un viaggio per raggiungere la sua meta, la sua Itaca. Kavafis ci invita a non avere fretta di arrivare a destinazione e a far durare il viaggio il più possibile, vivendo fino in fondo ogni esperienza che questo può regalarci. E ci dice anche quali sono queste esperienze: “le mattine estive / in cui […] / entri in porti mai visti prima”, cioè le novita; gli “aromi voluttuosi”, i piaceri; e “imparare dai sapienti”, la conoscenza.
Perché? Perchè è il viaggio la nostra vita e non la destinazione; perché è durante il viaggio che possiamo e dobbiamo vivere e non quando saremo arrivati; perché Itaca, tutto questo, potrebbe non offrircelo e se noi non cogliamo l’occasione di arricchirci di esperienze adesso, rischiamo di non avere più la possibilità di farlo. Itaca, la nostra meta, potrebbe non avere “nulla di più […] da dar[ci]”: la sua ricchezza è il viaggio stesso che ci ha donato, dal momento che senza di lei non saremmo partiti. Fuor di metafora: il più grande valore dei nostri sogni è quello di innescare il movimento e il viaggio che affronteremo per realizzarli, e non quello che ci offriranno una volta giunti a destinazione.
E voi, cosa ne pensate? Conoscevate questa poesia? Come ogni capolavoro, anche “Itaca” si presta a tante interpretazioni diverse quanti sono i lettori: io vi ho raccontato la mia, voi come la leggete?

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